FORO DI POMPEI
STORIA
Il foro di Pompei, costruito intorno al IV sec. a.C., è un'area scoperta intorno alla quale si trovano numerose botteghe.
A seguito della conquista da parte dei Romani il Foro è ricostruito ed ampliato (II sec. a. C.): abbattute le botteghe e anche un muro perimetrale vicino il tempio di Apollo, sono costruiti edifici politici e religiosi.
Importanti lavori di restauro si hanno tra la fine del I sec. a.C. e il I sec. d.C. quando è rifatta la pavimentazione, il porticato, costruito il Macellum e un tempio dedicato all’imperatore.
Pompei è distrutta nel 79 a causa dell’eruzione del Vesuvio e riportata alla luce all’inizio del XIX secolo.
DESCRIZIONE
Il Foro ha forma rettangolare e misura 143 metri di lunghezza e 38 metri di larghezza.
È circoscritto da alcuni degli edifici più importanti della pubblica amministrazione, la basilica, il Macellum, la mensa ponderaria, il tempio di Apollo, quello di Giove, di Vespasiano e dei Lari pubblici.
L’Edificio di Eumachia, nel lato nord, è delimitato da archi onorari abbelliti con statue.
Il Foro è circondato da un colonnato, costruito per volere di Vibio Papidio, con colonne originariamente in tufo, sostituite poi durante l’età imperiale con colonne di calcare bianco.
Di questo colonnato in doppio ordine rimangono alcune colonne in ordine dorico nella parte inferiore e ionico in quella superiore , interrotte da un architrave decorata con metope e triglifi.
Altre colonne nei pressi del Macellum sono scanalate con capitelli corinzi e alla base presentano un doppio toro, mentre quelle vicino all’edificio della sacerdotessa Eumachia hanno un solo toro alla base e l’architrave ha una dedica incisa.
L’intera piazza presenta una pavimentazione in tufo, in seguito sostituita con lastre di travertino.
Il Foro nel lato Ovest presenta una tribuna per oratori.
Le statue non sono state ritrovate.
Rimangono i piedistalli del le statue equestri di cui una dedicata a Quintus Sollustius, mentre nel lato sud sono posti tre basamenti, di cui uno doveva ospitare la statua di Augusto.
BASILICA
La Basilica è un edificio adibito a transizioni commerciali e amministrazione della giustizia. Edificata durante il II secolo a.C. (in particolare tra il 130 ed il 120 a.C.) diviene uno degli edifici più grandi e monumentali della città. La struttura della Basilica, situata nell'angolo sud-occidentale del foro, è alquanto semplice, molto simile ad un tempio greco e ripercorre nella maggior parte dei suoi tratti la descrizione fatta da Marco Vitruvio Pollione per questo tipo di edifici: tuttavia differisce in alcuni elementi, come nella zona d'ingresso e del tribunal, portandola a somigliare a quelle che saranno le basiliche cristiane.
Ha una lunghezza di cinquantacinque metri per una larghezza di ventiquattro ed è preceduta nella zona dell'ingresso principale, da un portico (Portico di Popidio) che ha la funzione di nascondere alcuni edifici situati sul lato meridionale del foro, dalla forma irregolare. L'ingresso principale, posizionato lungo il lato est, uno dei due brevi, è caratterizzato da cinque porte, divise da pilastri in tufo; due ingressi secondari sono posti lungo il lato nord, direttamente su via Marina e sul lato sud, costruito in età augustea. Si accede quindi nell'area scoperta del chalcidicum, dedicata alle affissioni pubbliche, dove trova sede, sul lato sinistro, un pozzo che raccoglie l'acqua piovana per alimentare una fontana di cui non sono rimaste tracce. Cinque gradini consentono l'ingresso alla basilica vera e propria, con una facciata caratterizzata da quattro colonne di ordine ionico, la cui altezza si aggira intorno agli undici metri; internamente, la navata centrale è circondata da ventotto colonne, mentre le due laterali hanno colonne semicircolari poste lungo le pareti perimetrali con capitelli ionici. Lungo il lato occidentale si trova un podio alto, a cui si accede tramite una scala in legno, delimitato da sei colonne di ordine corinzio; questa zona, chiamata tribunal, in cui è amministrata la giustizia, è divisa in due ampi vani tramite due semicolonne: dal podio zona partono due scale che conducono ad un piano sottostante con volta a botte, illuminato da due finestre.
Incerto è il criterio d'illuminazione della basilica, così come la sua copertura, forse a doppio spiovente; inoltre al suo interno si trovano numerosi resti di colonne e di capitelli, i quali probabilmente non appartengono alla struttura e trasportati in un secondo momento. Rimangono poche tracce di decorazioni lungo le pareti, tutte in primo stile, realizzate in stucco ad imitazione di grossi blocchi di marmo.
MACELLUM
Il Macellum è un edificio pubblico di epoca romana, utilizzato come mercato della città, specializzato soprattutto nella vendita di carne e pesce. Il Macellum è edificato intorno alla fine del III secolo a.C., in tarda età sannita; a seguito della sistemazione della zona del Foro è completamente ricostruito tra il 130 ed il 120 a.C.: la nuova struttura non differisce particolarmente da quella precedente se non per la costruzione del monoptero centrale, l'arretramento della facciata principale ed una superficie leggermente minore. Durante l'epoca giulio-claudia, è soggetto a lavori di riqualificazione, come l'abbattimento del lato est del colonnato interno ed il rifacimento della pavimentazione. Il terremoto di Pompei del 62 arreca notevoli danni al Macellum che è restaurato e il colonnato in tufo completamente eliminato, forse per essere ricostruito; sono riedificate alcune tabernæ, rifatte le decorazioni pittoriche.
Il Macellum è posto nell'angolo nord-est del Foro, tra la Via degli Augustali e il Santuario dei Lari Pubblici: la scelta di tale posizione, centrale ma allo stesso nascosta, evita di essere d'intralcio alle attività della piazza. La struttura si presenta con un pianta rettangolare a cui si accede tramite tre ingressi. All'esterno delle pareti perimetrali, lungo il lato ovest, che rappresenta la facciata principale e che dà direttamente sul Foro e lungo il lato nord, sono poste delle tabernæ, tutte realizzate in opus incertum, ossia delle piccole botteghe dedicate alla vendita: quelle ad ovest sono riservate per i cambiavalute, mentre quelle a nord, lungo Via degli Augustali, costruite in tale posizione per essere protette dal sole e quindi con un clima più fresco, vendono generi alimentari o sono occupate dalla corporazione dei profumieri. In queste botteghe sono stati inoltre ritrovati, in alcune anfore, alimenti come castagne, fichi, legumi, uva e frutta, conservati al museo archeologico nazionale di Napoli. Nei pressi della facciata principale, è ancora possibile osservare una delle pochissime tracce del portico del Foro: si tratta di tre colonne in ordine corinzio con scanalature nella parte bassa e vicino alla base sono posti dei podi dove erano poggiate delle statue; nulla resta invece del porticato esterno del Macellum. Inoltre, la facciata non corre parallelamente alla piazza del Foro, bensì tende ad essere obliqua: per ovviare a questo problema, le botteghe, sono costruite in maniera decrescente in modo tale da riuscire a realizzare una linea parallela. L'interno del Macellum si presenta come un grosso cortile senza colonnato: non si è ancora compreso se eliminato volontariamente oppure in attesa di essere ricostruito a seguito del terremoto del 62; la pavimentazione è realizzata con tegole tritate, travertino e marmo, ricoperti con malta. Al centro della corte sono presenti dodici basi in tufo, disposte circolarmente, tipo monoptero, le quali sono basi per pali che sostenevano una copertura in legno dalla forma conica: nella stessa zona doveva esserci una fontana ed una vasca utilizzate per la pulizia del pesce.
COMITIUM
Il Comitium, l'edificio delle elezioni municipali, si trova sul lato sud-orientale del Foro.
La ricostruzione risale alla fine dell’età sannitica,come indica l’articolazione del lato occidentale a pilastri di tufo posti in corrispondenza delle colonne del portico del Foro.
Le altre pareti con angoli, pilastri e strutture portanti in laterizio, risalgono al periodo seguente la creazione della colonia. I numerosi accesi, cinque a nord e cinque a ovest, permettevano agli elettori di entrare ordinatamente di entrare dalla piazza del Foro.
I pilastri di facciata sono in laterizio.
In seguito al terremoto del 62 d.C. si sono chiusi con un muro gli accessi lasciandone uno sul lato nord e due sul lato ovest. Il muro è in opus incertum di materiale raccogliticcio, senza immorsature con i pilastri. L’angolo nord-orientale è rifatto interamente in opera laterizia, eliminata una delle cinque nicchie su questo lato.
Originariamente le pareti sono rivestite di marmo, il pavimento formato da lastroni anch’essi di marmo.
Al momento dell’eruzione il restauro del Comizio non è ancora ultimato.
EDIFICIO DI EUMACHIA
La data di costruzione dell'Edificio di Eumachia è ancora incerta. sicuramente durante l'epoca tiberina, in un periodo di forte sviluppo commerciale. È voluto da una sacerdotessa di Venere, Eumachia, patrona dei lavandai: alcuni archeologi collocano la sua costruzione intorno al 22, mentre altri suppongono sia costruito per favorire la carriera politica del figlio di Eumachia; altri studiosi, inoltre, viste alcune somiglianze con il Foro di Augusto, lo datano intorno al 7 a.C.. Notevolmente danneggiato dal terremoto di Pompei del 62, al momento dell'eruzione del Vesuvio del 79, seppellito sotto uno strato di lapilli e ceneri, è ancora in fase di ristrutturazione, che però non ne modifica l'aspetto originario.
L'Edificio di Eumachia si trova sul lato est del Foro di Pompei, tra il Tempio di Vespasiano ed il comitium, da cui è separato tramite Via dell'Abbandanza: il chalcidicum è realizzato da un portico a doppio ordine di colonne, doriche nella parte inferiore e ioniche in quella superiore, prive di scanalature e fronteggiate da statue. La facciata principale è in opera laterizia e è sicuramente ricostruita a seguito del terremoto del 62; al centro è posto il portale d'ingresso, incorniciato da un altorilievo in marmo sul quale sono raffigurati tralci d'acanto, con uccelli, insetti ed altri piccoli animali: tale decorazione proviene dalla facciata precedente e ciò si denota dal fatto non combacia perfettamente con le dimensioni del nuovo portale. La facciata si completa con due esedre rettangolari nelle quali sono poste le statue di Cesare ed Augusto, raggiungibili tramite una scala (dove banditori e banchieri tengono delle aste) e due esedre absidate semicircolari, poste ai margini, nelle quali vi sono le statue di Enea e Romolo, con delle epigrafi che ne descrivono le gesta: lungo la facciata i mercanti vendono la lana prodotta. Superato l'ingresso, ai lati, si aprono due stanze: quella a destra possiede una giara murata, alla quale si accede tramite una scala, per raccogliere l'urina che serve come detergente e sgrassante per i tessuti, mentre la stanza a sinistra è utilizzata dal custode; sullo stesso lato vi è un altro ambiente, nel quale è stato ritrovato un orcio ed i resti di una scala che conduce al piano superiore, dove è posta, con ogni probabilità, la crypta. La corte interna, decorata con statue della famiglia imperiale, è circondata da un portico colonnato a doppio piano, che corre lungo i quattro lati, con colonne in ordine corinzio completamente in marmo, ma di cui non ne rimane alcuna traccia; sul fondo si aprono tre esedre. La struttura è circondata su tre lati, eccetto lungo la facciata principale, da un corridoio, rivesto di marmi colorati, nel quale si aprono due entrate secondarie, con la funzione di illuminare la zona; nella parte alle spalle dell'esedra, posta in una nicchia, è stata ritrovata la statua raffigurante Eumachia, oggi conservata al museo archeologico di Napoli.
MENSA PONDERARIA
Vicina al mercatino e ricavata nel muro Est del tempio di Apollo, è l’ufficio pubblico addetto al controllo delle misure di capacità e di peso, calibrate sul sistema metrico locale di tipo osco per evitare arbitrii da parte dei commercianti. Resta un grosso lastrone di calcare nel quale sono nove cavità circolari, ognuna corrispondente a una misura di capacità. Sul fondo di ogni cavità c’è un foro che permetteva la fuoriuscita del materiale pesato .
Attualmente è utilizzata come deposito di materiali archeologici e sono esposti qui anche alcuni calchi di vittime dell’eruzione.
TEMPIO DI GIOVE
Il Tempio di Giove, eretto attorno al 250 a. C., diventa ben presto la struttura sacra principale della città.
Situato nella parte nord del foro di tipo italico, presenta un alto podio, lungo trentasette metri e largo diciassette, realizzato con inserti in lava e tufo, decorato con semicolonne e vuoto al suo interno, con ingresso lungo il lato est: questa zona è divise in tre navate, con volta a botte e le mura in opera incerta; i tre vani sono utilizzati o come depositi, probabilmente dai sacerdoti, o come custodia per il tesoro della città. La gradinata che introduce al tempio ha una forma particolare: si tratta di due fila di scale, che convergono su di un pianerottolo e da qui una scala più ampia conduce all'altare; ai lati di queste gradinate sono poste due statue equestri. Il tempio presenta un pronao con sei colonne sulla facciata e quattro laterali, tutte in tufo, stuccate, con capitello corinzio e con un'altezza massima che non supera i dodici metri: tutta la zona è pavimentata in travertino, probabilmente un rifacimento effettuato in età tiberina. Più della metà del podio è occupato dalla cella che si presenta divisa in tre navate tramite un colonnato, con navata centrale molto più ampia rispetto alle due laterali; agli angoli sono posti quattro pilastri in tufo decorati con foglie d'acanto e volute, poggiati su di una base attica sagomata: questa particolare forma della navata aumenta la spettacolarità nella visione delle tre statue, poste sul fondo della cella. Le colonne della cella sono in doppio ordine, separate tramite un architrave: quelle dalla parte inferiore sono in ordine ionico, mentre di quella superiore non ne è rimasta alcuna traccia. Sui basamenti sono presenti delle statue: di queste non rimane alcuna traccia se non una testa di Giove, dalle dimensioni enormi, forse copia di quella del Capitolium di Roma.
TEMPIO DI VESPASIANO
È situato sul lato est del Foro di Pompei, tra l'Edificio di Eumachia ed il Santuario dei Lari Pubblici; di pianta irregolare, quasi schiacciato, a causa del poco spazio disponibile, il tempio presenta un chalcidicum, realizzato a seguito del terremoto del 62, periodo in cui è rifatta anche la facciata; questa è in opera laterizia e non alla stessa altezza di quella dell'Edificio di Eumachia ma spostata in avanti, interrompendo così il colonnato del Foro. Superata un semplice portale d'ingresso, si accede al cortile, le cui mura perimetrali sono realizzate in tufo, mentre l'opera laterizia è usata esclusivamente per le colonne e nei punti dove era necessario un maggior sostegno, come negli angoli: sulle pareti, si aprono finestre cieche, sormontate da timpani lunati o triangolari. Anche il pavimento, probabilmente in marmo, al momento dell'eruzione è ancora assente, tant'è che è presente una cunetta in tufo, atta a raccogliere l'acqua piovana. Nei pressi della parete di fondo, si innalza un podio, con quattro colonne sulla fronte, raggiungibile tramite due scale laterali, sul quale è posta la cella, in opera laterizia: all'interno è collocata la statua bronzea dell'imperatore. Al centro della corte è posto un altare in marmo: sul lato che guarda verso l'ingresso è raffigurata la scena di un sacrificio, ossia un sacerdote che versa libagioni su un tripode ed alle sue spalle giovani che gli donano gli utensili per il sacrificio, un flautista, due littori ed un assistente con il toro che deve essere sacrificato. La decorazione dell'altare si completa con la rappresentazione di una corona di foglie di quercia, poggiata su un scudo e due arbusti di alloro, mentre sui lati corti sono raffigurati gli oggetti per compiere il sacrificio. Al momento dell'eruzione il tempio era privo di colonne, anche se probabilmente alcune sono presenti solo sul lato dell'ingresso; la struttura si completa con tre vani posti sul retro della parete di fondo, utilizzati dal personale e dai sacerdoti e probabilmente è presente anche una galleria coperta, utilizzata per la vendita dai mercanti.
TEMPIO DEI LARI PUBBLICI
Il santuario dei Lari Pubblici è costruito con ogni probabilità a seguito del terremoto di Pompei del 62, evento considerato dai pompeiano come segno dell'ira degli dei e la sua costruzione avviene per espiare l'avversione divina ed è dedicato ai Lari. Situato sul lato orientale del foro di Pompei, tra il Macellum e il tempio di Vespasiano, il santuario dei Lari Pubblici, lungo ventuno metri e largo diciotto, si presenta ancora incompleto: il colonnato d'accesso, al momento dell'eruzione, non è stato ancora completato e si notano solo le basi delle colonne in ferro e basalto. Il tempio è composto da un grande atrio, che presenta residui di pavimentazione in marmo e resti della base di un altare dove si svolgono i sacrifici: sicuramente manca il tetto. Lungo la parete di fondo, che termina con un timpano triangolare, si apre un catino absidale, con al centro una nicchia, caratterizzato da uno zoccolo sul quale poggiano delle colonne con architrave decorativa, mentre nella stessa zona, altre due colonne con un architrave formano un'edicola, sotto la quale sono poste tre statue. Le pareti laterali presentano due nicchie con timpano triangolare e due vani a cui si accede tramite un'apertura decorata con colonne e al cui interno presentano delle nicchie con volte a botte dove sono poste le statue. Tutte le strutture portanti sono realizzate con tegole in terracotta; queste mura sono poi completate con un rivestimento in marmo, mai effettuato.
Di epoca romana è di uno dei templi più antichi della città nonché, per molti anni, quello più frequentato.
La costruzione del tempio dedicato ad Apollo risalirebbe all'VIII o al VII secolo a.C, come testimoniano alcuni reperti e si sarebbe trattato per lo più di un'area aperta dove sorgono alcuni altari. Un primo edificio è costruito nel VI secolo a.C., con il tetto ricoperto da terrecotte decorate; durante l'età sannitica il tempio è completamente ricostruito per volere del questore Oppio Campano.
Notevolmente danneggiato dal terremoto di Pompei del 62, al momento dell'eruzione del Vesuvio nel 79 è ancora in ristrutturazione e quindi non in uso.
Il tempio vero e proprio è situato sul fondo del cortile ed una scalinata dà l'accesso al podio: il periptero è formato da ventotto colonne corinzie, dentro il quale, non esattamente posizionata al centro, ma spostata verso la sesta colonna, è posta la cella. Sul suo lato sinistro è posto l'omphalos il simbolo dell'ombelico del mondo che veniva venerato nel santuario di Apollo a Delfi, costituito da un blocco di tufo. Sempre nella cella è un podio, originariamente in calcare, poi sostituito da uno in tufo, sul quale probabilmente è posta la statua del dio, mai ritrovata, in quanto probabilmente, al momento dell'eruzione, in fase di restauro; sono inoltre presenti due blocchi di lava a forma di parallelepipedo.
La pavimentazione, risalente al II secolo a.C., è in pietre bianche e verdi.
A cura di Michela Settimo e Marina Petta
Qui è possibile vedere il video Prezi realizzato da Gioacchino Chimenti e Alessio Scianna.
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