ERCOLANO
STORIA
Ercolano, secondo la leggenda narrata da Dionigi di Alicarnasso, è fondata da Ercole nel 1243 a.C.: con tutta probabilità, invece, è fondata o dagli Osci nel XII secolo a.C., come scritto da Strabone, o dagli Etruschi tra il X e l'VIII secolo a.C. È conquistata dai Greci nel 479 a.C.; successivamente passa sotto l'influenza dei Sanniti, prima di essere conquistata dai Romani nell'89 a.C., a seguito della guerra sociale, diventando un municipio. La città diventa un luogo residenziale per l'aristocrazia romana e vive il suo periodo di massimo splendore con il tribuno Marco Nonio Balbo, il quale l'abbellisce e fa costruire nuovi edifici. In seguito è colpita dal terremoto di Pompei del 62 e poi completamente sepolta sotto una coltre di fango e materiali piroclastici, alta dai dieci ai venticinque metri, a seguito dell'eruzione del Vesuvio del 79: tale strato, col passare degli anni, si è solidificato, formando un piano di roccia (pappamonte), simile al tufo ma più tenero.
URBANISTICA
Dell'antica Ercolano, che segue nell'urbanistica il modello proposto da Ippodamo da Mileto, sono stati riportati alla luce solo quattro dei venti ettari totali su cui originariamente si estende: è cinta da mura, definite dallo storico Lucio Cornelio Sisenna piccole, con uno spessore che varia dai due ai tre metri e costruite in opera a secco con grossi ciottoli, risalenti per lo più al II secolo a.C., mentre lungo la linea di costa è in opera reticolata; come a Pompei, dopo le guerre sociali le mura perdono la loro funzione difensiva e sono inglobate da edifici costruiti nelle loro prossimità: uno ad esempio è visibile nella Casa dell'Albergo, vicino all'ingresso del parco archeologico. L'impianto urbano è di tipo ortogonale, classico dell'antica Grecia, con incroci ad angolo retto e con i decumani paralleli alla costa, a cui si incrociano perpendicolarmente i cardini; questi ultimi, nei pressi della mura lungo la spiaggia, hanno ognuno una rampa con porta ad arco, in modo tale da consentire un diretto accesso al mare: in totale la città dispone di tre decumani, di cui due scavati, e cinque cardi, di cui sono visibili il terzo, il quarto ed il quinto; durante l'epoca augustea, le strade sono pavimentate con lastre poligonali di lava, eccetto il tratto davanti alla Palestra, lungo in cardo V, in calcare bianco: tutte le strade della zona scavata, fiancheggiate da marciapiedi, risultano poco consumate dal passaggio di ruote di carri, in quanto, a seguito della conformazione del territorio, particolarmente ripido, il transito e il trasporto delle merci dal porto al centro cittadino è più agevole per muli e pendoni
Ad Ercolano è stata rinvenuta un'unica fognatura, lungo il cardo III, che raccoglie le acque del Foro e quelle degli impluvi, delle latrine e delle cucine delle case che si affacciano lungo questa via, mentre il resto degli scarichi avviene direttamente in strada, eccetto quelli delle latrine, dotate di pozzo assorbente. Per l'approvvigionamento idrico la città è direttamente collegata all'acquedotto del Serino, costruito in età augustea e che tramite una serie di condotte in piombo sotto le strade, regolate da valvole e eliminate con gli scavi borbonici, portano acqua nelle abitazioni; in precedenza erano utilizzati dei pozzi, i quali offrono acqua ad una profondità che si aggira tra gli otto e i dieci metri. Di Ercolano restano ancora sepolti il Foro, i templi, numerose case e le necropoli: la parte attualmente visibile è stata divisa in diverse insulæ, di cui solo quattro, la III, la IV, la V e la VI, sono completamente esplorate.
AREA SACRA
L'Area Sacra si trova al confine meridionale del cardo V, segnato dalle mura cittadine; al centro di essa si trova una terrazza dalle cui fondamenta sono ricavati i fornici per le il deposito delle barche.
Sulla destra si aprono due templi: uno dedicato a Venere e l'altro a quattro divinità (Minerva, Vulcano, Mercurio, Nettuno), più grande e lussuoso del primo. Davanti ai templi sorgono le aree sacrificali all'aperto. Sul lato sinistro si apre una piazza con al centro un altare marmoreo con un'iscrizione che riporta il decreto onorario e raffigura il patrono della città.
FORO
La zona del Foro, quasi del tutto ancora interrata, non segue il tradizionale schema delle piazze rettangolari romane: si tratta di un'area, interdetta all'accesso dei carri, divisa in due da un arco rivestito in marmo ed affreschi ed ornato con statue: nella sua parte orientale si svolgevano le attività civiche, mentre in quella occidentale le attività economiche.
La Basilica Noniana, costruita durante il periodo augusteo e restaurata dopo il terremoto del 62 per volere di Marco Nonio Balbo, è ancora quasi completamente interrata, e l'unica porzione riportata alla luce è un tratto del muro perimetrale lungo il cardo III: ha una pianta rettangolare, con un'esedra sul fondo e un doppio ordine di semicolonne lungo il perimetro; al suo interno sono stati rinvenuti numerose statue, alcune equestri, raffiguranti la famiglia di Balbo, una testa in marmo con resti di colorazione ai capelli e agli occhi e diversi affreschi in quarto stile, come quelli delle fatiche di Ercole.
Costruita, secondo un'epigrafe, da Marcus Nonius Balbus, la Basilica fu esplorata fra il 1739 e il 1761 tramite cunicoli ed è ancora oggi interrata: molto simile all'Edificio di Eumachia di Pompei, presenta due portici laterali ed un'abside sul fondo, affrescata con raffigurazioni di Eracle e Telefo, Teseo vincitore sul Minotauro ed Achille e Chirone, staccate ed esposte al museo archeologico nazionale di Napoli, così come due statue equestri in marmo, ritraenti Balbus, ed una in bronzo; sia i portici che il chalcidicum avevano una pavimentazione in opus sectile: quest'ultimo ambiente è visibile e l'arco di ingresso presenta degli stucchi in quarto stile, tra cui un satiro sdraiato, mentre all'interno si notano tre basi rivestite in marmo, le quali ospitavano altrettante statue.
Nei pressi della Terme Suburbane si apre un'ampia piazza dedicata a Marco Nonio Balbo ed al suo monumento funerario: si tratta di una delle personalità più famose di Ercolano, tanto che gli vennero dedicate oltre dieci statue, nonché uno dei maggiori benefattori della città, in quanto restaurò e costruì nuovi edifici pubblici; il suo altare funerario è rivolto verso il mare e su una base in marmo era una statua raffigurante Balbo vestito da una corazza: distrutta in parte dall'eruzione, la testa è stata ritrovata durante gli scavi effettuati da Amedeo Maiuri, il resto del corpo solo nel 1981.
CASA DEL TRAMEZZO DI LEGNO
Deve il suo nome al ritrovamento di un *tramezzo* una sorta di porta pieghevole in legno carbonizzato
Datazione: I sec. d.C./ 79 d. C.
Dove si trova: Insula III (cardo IV inferiore - cardo III inferiore)
Tecniche e materiali di costruzione: marmo, cocciopesto
Condizioni del monumento: è rimasta quasi tutta la facciata fino all'altezza del secondo piano, ottima conservazione del prospetto bianco dell'edificio e affreschi su fondo rosso (III stile). Nel giardino è la raffigurazione di una fontana, contornata da un'anatra, un airone, un serpente ed una testa di bue.
THERMOPOLIUM
Il nome deriva dal greco spaccio caldo
Datazione : I sec. d.C. /79 d. C
Dove si trova: tra il cardo III inferiore e il decumano inferiore
Tecniche e materiali di costruzione: marmi pregiati, stucco
Condizioni del monumento: la decorazione parietale è costituita in parte da fine intonaco con una semplice decorazione.
A cura di Miriam Ferruggia e Giorgia Maniscalco
Qui è possibile vedere il video Prezi realizzato da Gioacchino Chimenti e Alessio Scianna.
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